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MODERAZIONE
Il cielo si stava ingrigendo quel pomeriggio, e dalle enormi vetrate del castello luminoso si potevano già notare lampi e tuoni provenire da ovest.
Casiphel camminava sulle imponenti scale che lo avrebbero condotto al suo alloggio, aveva bisogno di riposo e forse sdraiandosi avrebbe placato i suoi pensieri.
Ma il capo angelico di certo non si sarebbe aspettato di non essere solo in quella stanza
ruolata personalizzata aperta esclusivamente per Casiphel e Lylel
Edited by Valkyre - 29/4/2011, 15:58. -
Casiphel.
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Il serafino saliva le scale a grandi passi, aveva appena lasciato la sala del trono e Dafne ed aveva serio bisogno di riposarsi.
Doveva sdraiarsi e riflettere.
Se conosceva bene Sydney sapeva che aveva in mente qualcosa e lui doveva impedirlo, a qulunque costo.
Erano passati 520 anni da quando non la vedeva, e suoi occhi non erano mutati da alora.
Varie volte, spinto dalla curiosità, era corso fuori dal castello, aprendo le sue ali argentee e librandosi nel cielo per cercarla.
Ma poi era sempre tornato sui suoi passi.
Non poteva farlo.
Lui la odiava ma al tempo stesso era atratto da lei.
E non sapeva neppure se era l'effetto della maledizione.
Quante donne avrebbe dovuto soddisfare prima di riuscire ad essere soddisfatto lui?
L'unica creatura che avrebbe voluto gli era distante e lo malediceva.
Si sentiva come un vampiro.
Assetato del sangue ma che brama segretamente un compagno da far proprio per l'eternità.
Arrivò alla sua stanza ed aprì la porta.
Perfettamente in ordine era, come se non fosse mai stata utilizzata.
Il serafino si fiondò sul letto immacolato, non prima di essersi tolto tutti i vestiti.
Coprendosi con il lenzulo leggero, Casiphel era nudo sul letto, e la testa argentea affondava un un morbido cuscino di seta e piume soffici.
In aspetto, non gli si sarebbe dato più di 25 anni, un guerriero con la schiena trasfigurata da quella sanguinosa guerra che cercava di dimenticare in tutti i modi.
Le gocce d'acqua cominciarono a picchiettare sul vetro della finetra, ma ovviamente non poteva vedere la pioggia scrosciare visto che le sontuose tende ne impedivano la vista, non essendo ancora state aperte.
Ma poteva sentire l'odore dell'acqua piovana arrivare fin alle sue narici. -
Lylel.
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L'elfa lucente aveva abbandonato la conca nascosta per dirigersi verso Lithetya.
Per una come lei, lucente nell'apparenza, fu facile addentrrsi nella capitale.
Ora non restava altro che arrampicarsi fino a dove stava Casiphel, oppure infiltrarsi nel castello.
Lylel continuava a pensare come fare, visto che non aveva nè poteri di leviazione e non aveva nemmeno le ali.
Non conosceva particolari formule magiche, l'unica arma che aveva era la deviazione e il suo corpo.
Poteva creare uno scudo e poi con il vento generato librarsi in aria, ma per quanto avrebbe resistito? per quanti metri?
E di sicuro avrebbe suscitato stupore e sarebbe stata eliminata ancora pima di cominciare.
Decise di usare la seconda, e corrompendo un inserviente che era addetto alle camere, ne prese velocemente il posto, travestendosi da cameriera.
Dopo molte peripezie e soprattutto molte scale, riuscì a trovare le camere, ed ovviamente entrò in quella più grande che vi era.
Probabilmente del capo lucente.
L'avrebbe ucciso nel sonno, era il modo più facile per eliminarlo.
Osservò l'enorme stanza in cui si trovava.
La sua curiosità di donna ebbe il sopravvento e cominciò a sbirciare in giro.
Cercando di vedere quanto in alto fosse, aprì la porta finestra, ma la richiuse subito dopo, in quanto diluviava e l'acqua aveva gi cominciato a bagnarle la pelle e i capelli.
Avrebbe continuato a guardarsi in giro, senonchè un rumore interruppe i suoi progetti.
Qualcuno stava entrando nella stanza, e lei dovette fare la cosa più veloce; nascondersi dietro la tenda, in modo tale che nessuno la vedesse.
Di certo non immaginava che ad entrare fosse proprio Casiphel. -
Casiphel.
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Casiphel chiuse gli occhi, assaporando per la prima volta la pace e la tanquillità, dopo giorni.
Le sue orecchie non udivano più il lamento incessante di Damon, oppure le richieste di Dominil o le moine di Dafne.
Sentiva solo la tranquillità e il battito del suo cuore.
Mise la testa sotto il cuscino, per impedire alla luce di disturbarlo.
Lui era nato nella luce, ma adesso dopo millenni si era stancato sinceramente della sua situazione.
Justin, lui sì che aveva avuto coraggio, anche se aveva fatto una misera fine.
Lo rimpiangeva ancora, l'unico amico, un fratello per lui che non aveva niente.
L'unico sbaglio che avevano commesso era stato quello di innamorarsi della stessa donna. -
Lylel.
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nonstante le tende fossero fin troppo spesse, lei riuscì comunque a scorgerlo.
Era lui, il serafino Casiphel, nudo su quel letto bianco, fin troppo stanco per accorgersi di lei
*E adesso cosa faccio?*
pensò Lylel mentre lo guardava respirare, stare lì era un rischio per lei e anche se all'inizio aveva pensato proprio di attaccarlo nel sonno, ora sinceramente non sapeva come fare.
Respirava pure lei lentamente, senza fare il minimo rumore, mentre pensava e sudava freddo.
La deviazione la proteggeva da ogni attacco, ma lo sapeva benissimo pure lei che quel potere aveva una "data di scadenza", visto che per utilizzarlo consumava un mucchio di energie.
Purtroppo il suo corpo bagnato non la aiutava a prendere una decisione, perchè le gocce d'acqua cadevano a terra inzuppando il pavimento.
sperava solo che lui non se ne accorgesse. -
Casiphel.
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Stupidamente Casiphel si lasciò trasportare dai ricordi, quei ricordi così dolci ma che lo fcevano così soffrire.
Non pianse, non poteva permetterselo.
Non lui, il sommo capo di Lithetya, colui che era sì una guida, ma anche un esempio.
*l'esempio di un uomo stupido che pensa solo al passato, ecco cosa sono*
Era incastrato, l'angelo, in quella situazione e carica che non aveva mai voluto, ma a cui ora era costretto.
L'acqua si faceva sempre più scrosciante, non ci aveva fatto caso prima, troppo impegnato a districare la matassa articolata dei suoi pensieri.
Si mise ad ascoltare il suono della pioggia, e gli venne in mente lei.
Quella ortensia, algida e dalla fragile bellezza, che adorava la pioggia solo prchè in quell'occasione poteva piangere a testa alta senza vegogna.
quando era iniziata la sua ossessione per Sydney Logan?
Quando?
Avrebbe voluto credere che era colpa della maledizione, e certe volte lo sperava.
Continuò ad ascoltare la pioggia, che cadeva ritmica dal cielo.
Forse un po' troppo.
Stranamente Casiphel si fece più attento, attorniato da una strana sensazione che gli fece attivare la parte più recondita del suo cervello.
Tic.... tic.... tic...
C'era qualcosa che non quadrava in quel suono.
Non si mosse minimamente, ma lo sentiva provenire dal fondo del letto, ovvero dalla finestra.
Era la pioggia, sicuramente.
Poi si ricordò di quando era entrato nella stanza, ed improvvisamente capì.
No, non era solo.
Ma chi poteva essere penetrato nei suoi alloggi?
Sicuramente un essere luminoso.
non si mosse, ma parlò
Chi ti manda?. -
Lylel.
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Stava cominciando a sudare freddo,l'elfa bionda che per niente al mondo voleva stare in quel posto.
Ma doveva, e doveva compiere quella missione a qualunque costo.
Mai si sarebbe immaginata che le gocce d'acqua che cadevano dal suo corpo l'avrebbero smascherata.
Quando sentì la voce dell'angelo serafita il suo cuore smise un attimo di battere, per poi ricominciare subito dopo.
Era stata scoperta dunque.
E adesso che fare
Dovresti saperlo
scostò le tende per farsi vedere, ormai era inutile nascondersi. -
Casiphel.
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Phisys.
Non se lo sarebbe mai immaginato.
Casiphel si alzò dal letto per poi risiedersi a gambe larghe, però prima avendo cura di coprirsi le nudità con il lenzuolo bianco del suo letto.
Si mise la mano tra i capelli, scompigliandoli un poco e facendoli cadere sulla fronte.
Continuava a guardare l'elfa bionda, non capiva perchè era lì
Come mai qui?Pensavo che non ti saresti più fatta vedere qui dentro. -
Lylel.
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Osservava le mosse di Casiphel, non smetteva di guardarlo neppure quando lui si girò mettendo in risalto le sue nudità.
Di certo non era la prima volta che vedeva un uomo nudo.
Per volere dela sua signora aveva dovuto corrompersi fin troppe volte.
Un pensiero di stizza le attraversò la mente, per poi svanire subito.
Poteva odiarla, ma non poteva dire che non gli fosse piaciuto fare la prostituta nei casi più estremi.
Se ci pensi bene, Casiphel, puoi arrivarci anche da solo
Lentamente, ma senza fare il minimo rumore, l'elfa sguainò la sua spada, la katana della silenziosa fioritura, dall'oscuro passato.
Dopo averla brandita se la misa davanti agli occhi, per poi con un movimento circolare del polso farla ricadere al suo fianco
*mi dispiace, ma sarà la mia fine, oppure la tua.
Non posso continuare a vivere da schiava*. -
Casiphel.
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Vedeva la katana, e capiva fin troppo bene la situazione.
La spada di Sydney, quanti ricordi.
Scoppiò in una sonora risata
vorresti uccidermi nel mio palazzo? che coraggio, Physis Nestor! di certo non ti manca, ma non pensavo che Sydney avrebbe mandato te a fare un lavoro che voleva fare lei.
Non è che per caso spera che io ti batta?
La sua voce era maliziosa, sapeva che l'avrebbe colta sul vivo. -
Lylel.
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Ricordava la voce di Casiphel.
così...pura e veritiera.
Soprattutto veritiera.
Già lei aveva dei dubbi, ma ora l'angelo elementale glieli aveva accentuati del tutto.
Non era impossibile, era impensabile poterlo uccidere.
Il braccio per un istante iniziò a tremare, ma poi nel cervello comparve vivido il volto di Sydney quando gli dava l'ultimo ordine.
Non c'era malvagità o istinto di soddisfazione nel suo sguardo, non era la Sydney che conosceva.
Era come se...avesse perso tutte le speranze
non è più la Sydney che conosci tu...lei è diversa, e non capisco cosa tu gli abbia fatto quando è venuta qui a riprendersi quel bastardo di un cane
le dava fastidio, sapeva che doveva esserci anche lei faccia a faccia con Casiphel quel giorno.
ed invece era lì, ora, nella stanza del più potente di Lithetya e sapeva benissimo che andava incontro alla morte anche nel solo pensare di batterlo. -
Casiphel.
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Strano.
Era l'unica cosa che l'angelo riusciva a pensare.
Non era possibile che la risolutezza della Logan fosse crollata.
Non era possibile, ci doveva essere qualcos'altro sotto.
Sorrise bieco
E' impossibile che Sydney abbia perso il suo vigore, e la sua risolutezza nell'uccidermi.
Mi secca ammetterlo ma in fondo la sua vendetta, la mia morte, è l'unica cosa che la tiene in vita.
Nella sala del trono nulla è accaduto, e sai che io sono sincero
i suoi occhi azzurro vitreo guardavano la elfa malvagia; non stava mentendo
E tu cosa farai? Tu puoi essere libera, Physis!
E non serve che tu mi uccida per esserlo. -
Lylel.
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Ma a che diavolo di gioco stava giocando quell'angelo argenteo?
Lylel non ci capiva più nulla, andava bene l'impossibilità della sua missione, ma questa poi
E cosa faresti? mi terresti qui imprigionata per sempre come stai facendo per te? è impossibile, lei mi verrebbe a prendere e finirebbe il lavoro che non ha mai finito quel giorno che mi ha presa con se
continuava a pensarci, Lylel, a quel giorno.
Il giorno in cui perse tutto, e ritrovò..una madre.
Un nuovo nome e un nuovo scopo. -
Casiphel.
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Casiphel sentiva la preoccupazione di Lylel, ma non era quello il suo obiettivo.
Finalmene aveva capito cosa fare, finalmente avrebbe posto la parola fine a quel conflitto che si era protratto per troppo tempo
Non mi riferivo a questo Physis, io intendevo dirti che tu sei libera di fare le tue scelte! tu puoi sconfiggerla! Puoi battere la tua padrona, tu hai poteri che possono fermare anche il demone più forte e pensi che non ce la farai a fermare un misero elfo oscuro?
la sua voce così ammaliante e seducente non permetteva un no come risposta
alleati con me contro Sydney Logan.
E ti prometto che sarai libera,, finalmente. -
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MODERAZIONE
Nel mentre i due discutevano e sugellavano i più oscuri patti, nessuno si accorse dell'arrivo nella camera di una innocente ninfa della acque.
Era pericoloso per lei stare lì?
Ora può introdursi Dafne.